European-Union_flag.gifIn un “non-paper” pubblicato dalla Commissione europea il 27 maggio 2011, recentemente discusso anche al Consiglio Competitività del 27 giugno 2011, la Commissione europea ha rilanciato la strategia del brevetto comunitario e, soprattutto, del Tribunale dei Brevetti e pare che si andrà avanti, anche senza Italia e Spagna.

Abbiamo già detto (vedi post qui) del parere (n. 1/09 dell’8 marzo 2011) con cui la Corte di Giustizia ha stabilito che il progetto di accordo internazionale per l’istituzione di un tribunale esclusivamente competente sulle controversie in materia di brevetti europei e degli istituendi brevetti comunitari, così come concepito,  non è compatibile con il sistema dei Trattati. Il nodo centrale del parere della Corte sta in questo passaggio: “il previsto accordo, attribuendo una competenza esclusiva a conoscere un rilevante numero di azioni promosse da privati in materia di brevetto comunitario, nonché ad interpretare e ad applicare il diritto dell’Unione in questa materia a un giudice internazionale, situato all’esterno della cornice istituzionale e giurisdizionale dell’Unione, priverebbe i giudici degli Stati membri delle loro competenze in materia di interpretazione e di applicazione del diritto dell’Unione, nonché la Corte della propria competenza a risolvere, in via pregiudiziale, le questioni proposte da detti giudici e, di conseguenza, snaturerebbe le competenze attribuite dai Trattati alle istituzioni dell’Unione e agli Stati membri, le quali sono essenziali alla salvaguardia della natura stessa del diritto dell’Unione” (par. 89). Nulla ha detto la Corte sulla questione del proposto regime linguistico, toccata invece dagli avvocati generali che avevano concluso (vedi qui il relativo post di IPKAT) che lo stesso fosse incompatibile con il diritto di difesa, imponendo lo svolgimento del processo, indipendentemente dalla nazionalità delle parti, in inglese, francese o tedesco.

Come noto,  poi, anche la vera e propria istituzione del brevetto comunitario – a monte della questione della istituzione dell’organo giurisdizionale unitario – aveva da tempo subito una battuta d’arresto in ordine all’annoso problema del regime linguistico del brevetto. La trattativa aveva infatti portato ad un fronte, condiviso da un gruppo di Stati membri e dalla Commissione, che prevedeva l’uso di tre lingue legalmente vincolanti (le solite inglese, francese e tedesco). A questa soluzione si erano però opposti altri Stati, primi fra tutti Italia e Spagna. E’ così partita una c.d. cooperazione rafforzata, cioè quel meccanismo che consente ad un gruppo di stati membri (almeno nove) di discostarsi dal procedimento legislativo ordinario e proseguire per la realizzazione di una disciplina comune che risulterà efficace solo tra i “cooperanti”. Allo Stato attuale, risulta che ben 25 Stati membri abbiano deciso di aderire, cioè tutti con la sola esclusione di Italia e Spagna.

Ebbene, nel suo recente “non-paper”, la Commissione ha invitato il Consiglio a riprendere in mano i lavori sulla base, quanto all’istituzione del brevetto comunitario, di due proposte di regolamento (che quindi non sarebbero efficaci per Italia e Spagna – una sulla protezione qui del brevetto comunitario ed una sul regime linguistico). Quanto alla questione dell’organismo giurisdizionale, la Commissione ha notato che la non compatibilità con i Trattati sembrerebbe derivare principalmente dal fatto che l’organismo inizialmente concepito, instaurato sulla base di un trattato internazionale cui avrebbero dovuto partecipare anche i Paesi terzi membri della Convenzione di Monaco sul brevetto europeo, si poneva “al di fuori” del sistema giurisdizionale dell’Unione, sottraendo ai giudici nazionali ed alla Corte di Giustizia stessa la funzione di controllo sull’applicazione del diritto dell’Unione. La proposta della Commissione è ora pertanto quella di consentire agli Stati membri, nella loro autonomia, di delegare ad una corte dagli stessi istituita o individuata la competenza esclusiva in materia di brevetti, corte che così (al pari della Corte di Giustizia del Benelux, portata come esempio) si inserirebbe “all’interno” del sistema. In questo modo, però, resterebbero necessariamente fuori dall’accordo i Paesi terzi membri della Convenzione di Monaco, cosicché ne risulterebbe una corte competente in via esclusiva per il brevetto comunitario, ma non per il brevetto europeo o, meglio, non per le designazioni di brevetto europeo relative a Paesi terzi (oltre che, ovviamente, relative all’Italia ed alla Spagna).

Vedremo come andrà a finire. Per ora, il Consiglio dell’Unione del 27 giugno 2011 pare abbia accolto entusiasticamente il nuovo approccio proposto dalla Commissione. Non è dato sapere (se qualcuno lo sa, lo dica) che cosa abbia effettivamente detto, in quel Consiglio, la delegazione italiana. Pare anche che l’attuale presidenza abbia pronosticato (credo piuttosto ottimisticamente) che la nuova fase negoziale potrebbe condurre a risultati già entro la fine del 2011.