La blockchain si sta facendo strada anche nell’IP quale strumento di lotta alla contraffazione.

Questa tecnologia, sviluppata come sistema per concludere transazioni finanziarie e che letteralmente significa catena di blocchi, consente la creazione di un database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili dai partecipanti alla rete, strutturato appunto in blocchi contenenti al loro interno transazioni, che sono collegati tra loro in modo tale che ogni transazione contenuta in essi debba essere validata dalla rete stessa.

Il crescente interesse per l’applicazione della tecnologia blockchain nella lotta alla contraffazione risiede nel meccanismo di aggiunta delle transazioni al registro distribuito, che consente, in sintesi, di attribuire a quest’ultimo caratteristiche di non duplicabilità, incorruttibilità e trasparenza.

La blockchain sta trovando applicazione in una sempre crescente varietà di campi tecnici, dal web-monitoring alla tracciabilità dei prodotti agroalimentari e di lusso e non solo.

Com’è noto, in Italia la norma che avrebbe attribuito una sorta di riconoscimento giuridico del sistema dei registri distribuiti (blockchain) e dell’efficacia probatoria delle transazioni ivi annotate è stata recentemente stralciata dal Decreto Semplificazioni 2019.

Notizie diverse arrivano invece dalla “terra di mezzo”. La Corte Suprema del Popolo Cinese lo scorso settembre ha emanato delle Rules che hanno ammesso la blockchain come mezzo di prova legale. Queste Rules hanno in particolare stabilito che i dati provenienti dal mondo digitale possono essere utilizzati come prove in giudizio, sempreché possano essere verificati con metodi che includono firme digitali, timestamp e blockchain.

Tutto ciò è stato accolto positivamente in un paese in cui regna la rigidità e il formalismo nella raccolta della prova e avrà conseguenze interessanti in particolare in materia di raccolta della prova nei giudizi IP, sia in materia di contraffazione, che di validità del titolo.

Includere la blockchain tra i mezzi di prova consente infatti di semplificare il gravoso onere in capo al titolare del diritto, che in Cina di norma è obbligato a disporre investigazioni e notarizzazioni di siti web, con costi e tempistiche molto elevati. Le prove che sono state archiviate e verificate su piattaforme blockchain possono dunque essere utilizzate in giudizio, senza la necessità di coinvolgere un notaio che ne autentichi l’autenticità.

Le Rules si collocano nell’ambito delle norme procedurali dei nuovi tribunali specializzati nelle controversie di internet, che si occupano di svariate materie collegate all’uso di internet nelle transazioni (Proprietà intellettuale e non solo). Questi tribunali specializzati sono stati istituiti nelle città di Hangzhou nell’agosto 2017, Beijing e Guangzhou, rispettivamente ad agosto e settembre 2018.