Dopo il tentativo fallito dell’estate scorsa (vedi qui) si torna a parlare di tutela autoristica del design classico. Giovedì scorso le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento al disegno di legge di conversione del c.d. “Decreto Milleproroghe” che contiene una norma di modifica del famoso articolo 239 del Codice della Proprietà Industriale. L’emendamento (di cui si può trovare il testo qui) proposto dal deputato del PD Rolando Nannicini prevede l’inserimento nel disegno di legge dell’Art. 22-bis che riscrive il 239 CPI come segue: “La protezione accordata ai disegni e modelli ai sensi dell’ articolo 2, n. 10), della legge 22 aprile 1941, n. 633 , comprende anche le opere del disegno industriale che, anteriormente alla data del 19 aprile 2001, erano, oppure erano divenute, di pubblico dominio. Tuttavia i terzi che avevano fabbricato o commercializzato, nei dodici mesi anteriori al 19 aprile 2001, prodotti realizzati in conformità con le opere del disegno industriale allora in pubblico dominio non rispondono della violazione del diritto d’autore compiuta proseguendo questa attività anche dopo tale data, limitatamente ai prodotti da essi fabbricati o acquistati prima del 19 aprile 2001 e a quelli fabbricati nei quindici anni successivi a tale data e purché detta attività si sia mantenuta nei limiti anche quantitativi del preuso”. La norma, se approvata, comporterebbe una proroga di altri dieci anni (rispetto ai cinque previsti dalla norma attualmente vigente) del periodo di esenzione per le aziende produttrici di copie dei prodotti di classic design tutelate dal diritto d’autore. In sostanza le aziende produttrici che da anni copiano le opere tutelate dal diritto d’autore potrebbero continuare a farlo fino al 2016. Nel virgolettato dell’On. le Nannicini riportato da Rita Fatiguso su Il Sole 24 Ore di ieri, il firmatario dell’emendamento dichiara: “Non metto in discussione il principio della proprietà industriale, però bisogna affrontare la questione dal punto di vista dell’economia. Dobbiamo dare il tempo alle aziende italiane che da anni producevano questi mobili o accessori di ristrutturare la produzione. Altrimenti mettiamo a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia perché questi mobilifici producono tutto in Italia”. Alle parole di Nannicini seguirà sicuramente la reazione dei titolari dei diritti che, se la norma dovesse essere approvata, vedrebbero ulteriormente e significativamente posticipata la possibilità di godere dell’esclusiva sul classic design. Intanto, è pure di ieri la notizia che il disegno di legge che doveva approdare in aula a Montecitorio dovrà tornare in commissione per un’ulteriore esame. Quindi appuntamento rinviato pare a oggi alle 19,30. Martedì 31 marzo il voto finale sul testo, che passerà poi all’esame del Senato.